Chiesa e convento di San Giovanni Battista di Paverano

Storia


Data (fondazione)

1118 (consacrata da papa Gelasio assieme alla nuova cattedrale di San Lorenzo)

Attività (uso attuale)

Edificio di culto regolarmente aperto al pubblico, gestito dall’ordine dei frati minori

Uso storico

In origine sede del Priorato dell’ordine dei canonici regolari di S. Croce di Mortara (Mortariensi);

Annotazioni/Descrizione

Il complesso di San Giovanni Battista, edificato originariamente secondo le tipologie specifiche del romanico genovese, attraversa varie vicissitudini nel corso dei secoli: esempio ne sono l’influsso dell’iconografia tipicamente legata ai Padri Gesuiti a partire dalla fine del XVI secolo, rilevabile in particolare nella decorazione interna della chiesa; l’adattamento a lazzeretto nel 1656 a causa dello scoppio della peste; i vandalismi subiti durante la rivoluzione francese, da cui fu salvata in extremis e parzialmente restaurata. Attualmente la chiesa ci appare attraverso una complessiva ristrutturazione ottocentesca, nonché un recente intervento di restauro eseguito nel corso del 2003, mirante a eliminare le pesanti colonne sormontate da arconi in cemento armato, che limitavano la visibilità delle navate laterali. Del nucleo originale romanico, oggetto cui si rivolge l’interesse particolare dell’analisi architettonica, restano i muri perimetrali fino ad una certa altezza, parte della facciata, la zona delle absidi, e parte della navata di destra.

Esterni

Il nucleo originale dell’edificio risulta ascrivibile alla tradizione costruttiva romanica sia nei materiali (pietra nera locale delle cave di promontorio) che nelle forme architettoniche: si può ricostruire l’andamento a salienti della facciata, nonostante non ci sia giunta integra: rimane, infatti, la zona basamentale fino all’altezza dell’architrave della porta centrale; le lesene angolari, che si elevano per maggiore altezza, in particolare quella di destra è completa fino alla cornice inclinata dello spiovente. Dell’unico portale centrale rimangono gli stipiti a gradoni, privati delle colonnine; per quanto riguarda la zona tergale, le absidi sono munite della monofora centrale e del tipico coronamento di archetti pensili.

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vista della facciata


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vista dell'abside

Interni

La ripartizione interna consta di tre navate; quelle laterali sono scandite in ampie campate sorrette da pilastri a fascio, quella centrale presenta una copertura a travature lignee di epoca moderna. La zona del presbiterio risulta essere molto spaziosa in proporzione a quella delle navate (a testimonianza della natura conventuale dell’edificio, destinato ad accogliere una comunità numerosa) e presenta le strutture portanti interamente in pietra. Si segnalano, in particolare, le semicolonne culminanti in capitelli dalla forma sfero-cubica, tipica del romanico genovese a causa della difficoltà di lavorazione del materiale, da cui si differenzia soltanto il capitello della semicolonna della navata destra, lavorato con una fila di foglie sopra il collarino e due ampie seppur stilizzate volute spiraliformi.


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sezione longitudinale con evidenziazione dell'intervento di restauro


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navata destra, visione d'insieme

Opere notevoli


  • Si annota la presenza all’interno della chiesa di una lastra in pietra di promontorio scolpita, rappresentante un “Presepe con le armi araldiche dei Doria”, opera attribuita a Giovanni Gaggini e databile attorno al 1475. Il reperto, collocato a decorazione dell’altare maggiore durante l’ultimo restauro, testimonia la ricca tradizione dei “Sovraporta genovesi”, la cui diffusione in epoca moderna è frutto dell’influsso della tradizione rinascimentale lombarda e toscana: questa Natività, infatti, in origine doveva sicuramente adornare la porta di qualche importante edificio, non necessariamente religioso.


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  • Nella parte superiore dell’abside della navata di destra è visibile un affresco rappresentante una “Madonna con angeli e S.Ignazio”, maggiore testimonianza del passaggio dei Gesuiti attraverso la storia del complesso. L’opera, databile attorno al 1600, è di attribuzione incerta: possibili autori sono Giovanni Bernardo Carbone (1616-1683), seguace di Van Dick ed allievo di De Ferrari, o Domenico Fiasella “il Sarzana” (1589-1669). Nella parte inferiore dell’opera è visibile un’importante lacuna, riferibile probabilmente al posizionamento di un altare settecentesco, in seguito rimosso nel corso del ‘900.


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Note


  • Per quanto riguarda lo studio delle forme specifiche del romanico genovese in scultura, interessante è notare le evidenti analogie tra i capitelli sfero-cubici di San Giovanni Battista e quelli della chiesa di San Marco al Molo, edificata tra il 1173 e il 1177.

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San Giovanni Battista

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San Marco al Molo

  • Per quel che rigurda, invece, l’analisi dei sovraporta genovesi, visibili in tutto il centro storico, si annotano alcune osservazioni iconografiche: ricorrono i temi dell’Agnus Dei e del San Giorgio dei Genovesi, che ornava le porte dell’omonimo Banco, e che ritroviamo nell’architrave del portale in marmo di palazzo Doria Quartara, in piazza San Matteo, opera dello stesso Gaggini, nonché in un sovraporta di via San Siro. Il tema della Natività, invece, ricorre in un sovraporta situato al 47 rosso di via degli Orefici. Tra via Garibaldi e via Canneto il Lungo, infine, esistono altri due manufatti di questo genere rappresentanti l’Adorazione dei Magi.

 

Bibliografia


F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova

C. G. Ratti, Vite de' pittori, scultori ed architetti genovesi

Guida d'Italia, touring club italiano, Liguria

 

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022